
Costruire ponti, non muri – La comunicazione che avvicina
Le parole possono ferire o guarire: scegliere come usarle è il primo passo per l’armonia.
Heidegger scrive che "Il linguaggio è la casa dell’Essere" e in effetti la nostra esistenza è profondamente radicata nel linguaggio. Non solo è lo strumento attraverso il quale comunichiamo, ma il linguaggio è anche ciò che dà forma al nostro pensiero, alle nostre emozioni, alla nostra stessa esperienza del mondo.
All’interno della coppia, il linguaggio assume una risonanza particolare. È il luogo dove si intrecciano le storie, i desideri, le paure di due individui che hanno scelto di condividere un tratto di cammino insieme. È il terreno dove si coltiva l’intimità, la fiducia, l’amore.
Il paradosso della parola: cura e ferita
Eppure, il linguaggio è anche un territorio insidioso, un luogo dove si annidano fraintendimenti, silenzi, risentimenti. Le parole, che dovrebbero essere il ponte tra due cuori, possono trasformarsi in muri invalicabili, barriere che separano, che allontanano.
Quante volte, nel vivo di una discussione, abbiamo pronunciato parole che feriscono come lame, che umiliano, che lasciano cicatrici profonde? Quante volte abbiamo usato il silenzio come arma di ricatto, per punire l’altro, per farlo sentire in colpa?
Il paradosso è che proprio le parole, che dovrebbero essere espressione dell’amore, possono diventare strumenti di distruzione. E questo accade perché, spesso, non siamo consapevoli del potere che le parole hanno. Non ci rendiamo conto che ogni parola che pronunciamo, ogni tono che usiamo, ogni silenzio che scegliamo, ha un impatto sull’altro, sulla relazione, sul nostro stesso benessere.
Ascoltare: un atto d’amore silenzioso
Perché la comunicazione sia davvero efficace, è necessario partire dall’ascolto. Ma non si tratta di un ascolto superficiale, distratto, finalizzato solo a replicare. Si tratta di un ascolto attivo, profondo, empatico.
Ascoltare attivamente significa sospendere il giudizio, mettere da parte le proprie interpretazioni, i propri pregiudizi, per accogliere le parole dell’altro nella loro integralità. Significa sforzarsi di comprendere il suo punto di vista, le sue emozioni, i suoi bisogni, anche quando non li condividiamo.
Ascoltare è un atto d’amore silenzioso, un dono che facciamo all’altro, un modo per dirgli: “Ci sono, ti ascolto, mi interessa ciò che hai da dirmi”.
Ma cosa significa davvero “ascoltare”? Non è semplicemente stare in silenzio mentre l’altro parla. È un processo attivo che richiede:
Presenza totale: Spegnere il telefono, guardare negli occhi, annuire.
Esempio: Se vostra moglie vi dice: “Oggi mi sono sentita invisibile al lavoro”, non rispondete con: “Anch’io ho avuto una giornata pesante”. Provate con: “Raccontami, ti ascolto”.
Sospendere il giudizio: Ascoltare senza preparare la contro-risposta. (Esercizio rapido: Durante una discussione, contate mentalmente fino a 3 prima di rispondere. Questo piccolo spazio evita reazioni impulsive!)
Convalidare le emozioni: Anche se non siete d’accordo, riconoscete ciò che l’altro prova.
Frase magica: “Capisco che ti senti frustrata. È comprensibile”.
Un caso reale
Marco e Giulia, sposati da 7 anni, erano bloccati in loop di accuse (“Non mi aiuti mai!” / “Sei sempre insoddisfatta!”). Hanno iniziato a usare la tecnica del “Rispecchiamento”:
1. Marco ascoltava Giulia senza interrompere.
2. Ripeteva: “Se ho capito bene, ti senti sola quando torno tardi dal lavoro. Giusto?”.
3. Solo dopo, condivideva la sua prospettiva.
Risultato? In 2 settimane, le discussioni si sono ridotte ed hanno riacquistato molt della serenità persa..
Le parole che costruiscono ponti – Esempi pratici
Le parole sono come semi: quelle che scegliete determinano cosa crescerà nel giardino della vostra relazione.
Ecco come il Marital Coaching vi aiuta a trasformare 3 frasi tossiche in messaggi costruttivi:
1. Da: “Tu sei sempre…” → A: “Mi sento…”
Perché funziona: Le generalizzazioni (“sei sempre”) fanno sentire l’altro attaccato, mentre usare “io” focalizza sul vostro vissuto.
Esempio:
Tossico: “Sei sempre su Whatsapp!”
Costruttivo: “Mi sento trascurato/a quando sei al telefono durante la cena”.
2. Da: “Non capisci mai!” → A: “Mi piacerebbe che…”
Perché funziona: Sostituisce la critica con una richiesta chiara.
Esempio:
Tossico: “Non capisci mai quanto sia stressante il mio lavoro!”
Costruttivo: “Mi piacerebbe che mi chiedessi come è andata la mia giornata”.
3. Da: “È colpa tua!” → A: “Insieme possiamo…”
Perché funziona: Trasforma la lotta “io vs te” in un “noi vs il problema”.
Esempio:
Tossico: “È colpa tua se siamo in ritardo!”
Costruttivo: “Insieme possiamo organizzare meglio il tempo la prossima volta”.
Eccovi un esercizio da fare insieme:
Prendete un foglio e dividetelo in due colonne:
- **Colonna A**: Scrivete 3 frasi che vi feriscono spesso (es. “Non cambi mai!”).
- **Colonna B**: Riscrivetele in forma costruttiva (es. “Mi piacerebbe che provassimo a…”).
Appendetelo al frigo come promemoria e... buona discussione!
Parlare il linguaggio del cuore: autenticità e vulnerabilità
Ma l’ascolto non basta. È necessario anche saper esprimere se stessi in modo autentico, vulnerabile, senza maschere, senza paure.
Parlare il linguaggio del cuore significa condividere le proprie emozioni, i propri desideri, i propri bisogni, senza vergogna, senza timore di essere giudicati o rifiutati. Significa mettersi a nudo, mostrare la propria fragilità, accettando il rischio di essere feriti.
E, soprattutto, significa parlare con il cuore, non con la testa. Significa usare parole che siano espressione sincera dei nostri sentimenti, non vuoti slogan, non frasi fatte, non luoghi comuni.
L’arte della relazione
La comunicazione è un ponte che unisce due individui, due storie, due mondi. È un filo invisibile che ci lega all’altro, ci permette di conoscerlo, di comprenderlo, di amarlo.
Ma la comunicazione può anche trasformarsi in un muro, una barriera che ci separa, ci allontana, ci fa sentire soli e incompresi.
La scelta è nelle nostre mani. Possiamo usare le parole per costruire ponti, per avvicinarci all’altro, per creare un legame profondo e duraturo. Oppure possiamo usarle per erigere muri, per difenderci, per allontanare l’altro da noi.
Esercizio: “Grazie per…”: il riconoscimento dell’altro
Per aiutarti a mettere in pratica questi concetti, ti propongo un esercizio semplice ma potente: ogni sera, per una settimana, condividi con il tuo partner una cosa che hai apprezzato di lui/lei, usando la formula “Grazie per…”.
Questo esercizio ti aiuterà a sviluppare l’abitudine di esprimere apprezzamento e gratitudine, rafforzando il legame con il tuo partner e creando un’atmosfera di positività nella relazione.
Perché funziona?
Riduce il pilota automatico: Nella routine, diamo per scontati i gesti d’amore.
Rafforza la positività: Il cervello umano è cablato per notare più i problemi che i successi. Questo esercizio riequilibra la bilancia.
Come renderlo efficace:
Siate specifici: Non “Grazie per tutto”, ma “Grazie per avermi portato il caffè a letto stamattina”.
Focalizzatevi sulle intenzioni: Anche se il gesto è piccolo, riconoscete lo sforzo (es. “Grazie per avermi ascoltato, anche se eri stanco”).
Scrivetelo: Tenete un diario condiviso dove annotare i “grazie” quotidiani. Rileggerlo sarà un tesoro nei momenti difficili.
Alessia e Luca hanno provato l’esercizio durante un periodo di distacco emotivo. Dopo 7 giorni, Luca ha condiviso: “Ho realizzato che Alessia fa decine di cose invisibili per me, come stirare le mie camicie. Dire ‘grazie’ mi ha fatto vedere ciò che davo per scontato”*.
Comunicare in coppia: un’arte in continua evoluzione: il lavoro dell’amore
La comunicazione efficace è un’abilità che si apprende e si affina nel tempo. Richiede impegno, consapevolezza e volontà di mettersi in gioco.
Non esiste una formula magica o una ricetta universale. Ogni coppia è un mondo unico, con le proprie dinamiche, i propri codici, il proprio linguaggio.
Ma ci sono alcuni principi fondamentali che possono guidarci in questo percorso. Proviamo a riepilogarne alcuni:
Sincerità: Essere autentici e trasparenti con il partner, esprimendo i propri pensieri e sentimenti in modo onesto.
Empatia: Mettersi nei panni dell’altro, cercando di comprendere la sua prospettiva, le sue emozioni, i suoi bisogni.
Rispetto: Ascoltare l’altro senza interromperlo, giudicarlo o minimizzare le sue esperienze.
Accettazione Accettare l’altro per ciò che è, con i suoi pregi e i suoi difetti, senza cercare di cambiarlo.
Perdono: Perdonare le offese, gli errori, le mancanze, proprie e del partner, per non lasciare che il risentimento e la rabbia avvelenino la relazione.
“Qual è la frase che vi ha unito di più?”
Ogni coppia ha una “frase simbolo”: una dichiarazione d’amore, una promessa, un inside joke che rappresenta la vostra unione.
Eccone alcuni esempi:
Martina e Roberto, sposati da 12 anni: “Siamo come il caffè e lo zucchero: separati siamo amari, insieme siamo dolci”* .
Chiara e Marco, sposati da 5 anni: “Anche se litighiamo, so che alla fine sceglieremo noi due”*.
Scrivete la vostra “frase simbolo” su un foglietto e appendetela in un luogo visibile (lo specchio del bagno, il frigo). Servirà da ancora nei momenti turbolenti.
Comunicare è un’arte, non un talento
Nessuno nasce “bravo a comunicare”. È un’abilità che si impara, come suonare il piano o cucinare. Richiede pratica, errori, e la volontà di mettersi in discussione.
Iniziate da questi passi:
Ascoltate con il cuore, non solo con le orecchie.
Sostituite le accuse con espressioni di bisogno (da “Tu non…” a “Io mi sento…”).
Coltivate la gratitudine con un “grazie” al giorno.
Nella prossima lezione, esploreremo come trasformare i litigi in opportunità di crescita. Ma per ora, il vostro compito è semplice: costruite un ponte, mattone dopo mattone, parola dopo parola.
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