C’è un fil rouge che lega la maggior parte dei litigi coniugali: il senso di soffocamento che deriva dalla percezione della irrimediabilità della situazione.
Il fatto di rivolgersi ad una figura terza come il Marital Coach, molto spesso rappresenta la volontà di rompere questo schema che appare ineludibile: la coazione al litigio frutto della frustrazione di non riuscire ad intravedere una via d’uscita.
I coniugi arrivano alla prima sessione di Marital Coaching letteralmente sopraffatti dalle loro divergenze e del tutto incapaci di immaginare, dal momento che la prima vittima dei loro litigi è stata la fantasia, un comportamento che non sia quello conflittuale.
Lo si nota, in particolare, dall’incontenibile desiderio di racontare ‘quello che non va’ e dalle numerosissime violazioni del linguaggio che, oltre ad essere estremo nelle sue definizioni, è pieno di coazioni ad agire e di ricerca di soluzioni spesso scomposte (‘per il bene dei nostri figli è certamente molto meglio che ci separiamo’) nelle premesse e nelle conclusioni.
Quali sono i principali segnali che le coppie che vengono a trovarmi manifestano?
Innanzitutto una concezione quantitativa del matrimonio: la relazione coniugale si configura, nel loro mondo interiore, come successful, cioè pienamente riuscita, solo nel caso di assenza di conflitti. Di qui la sistematica frustrazione di queste coppie che deriva dall’infelice constatazione che non solo il loro vissuto quotidiano è intriso di divergenze, ma che alcune di queste sono particolarmente dolorose e protratte nel tempo.
L’inevitabile amarezza che deriva dal fallimento dei tentativi di cercare di risolvere le divergenze: i coniugi continuano a parlarne, ma non fanno alcun progresso. Anzi: ogni volta che provano ad affrontare l’argomento che intendono risolvere ricevono una conferma della disfunzione del loro rapporto.
Le continue sconfitte costringono i due poveri coniugi a trarre una conclusione operativa che esacerba ancora di più il conflitto: ci si arrocca sulle proprie posizioni e si smarrisce, nel corso delle discussioni, il contenuto. Oggetto del confronto diviene, allora, la difesa della propria opinione piuttosto che il desiderio di risoluzione di un aspetto concreto della vita a due.
Come conseguenza del punto precedente i due partner sperimentano, nel loro mondo interiore, l’insorgere di una irremovibilità a priori sul tema oggetto del loro conflitto, il che comporta spesso una reciproca denigrazione ogni volta che si affronta l’argomento.
Questa reciproca mancanza rispetto induce una ulteriore radicalizzazione delle posizioni con la conseguenza di……eccetera!!!
Alla fine appare ineludibile la necessità di distaccarsi emotivamente e fisicamente dal coniuge.
Che aiuto può dare, in questi casi, il Marital Coach?
Come è possibile, in questi casi, passare da un generico Stato Desiderato (vorremmo non litigare, vorremmo stare meglio) ad un Obiettivo Ben Formato, concreto, misurabile?
La prima considerazione dalla quale partire è che, innanzitutto, si tratta di una cosa possibile! L’accessibilità del risultato, cioè un maggior benessere coniugale, è senz’altro alla portata dei due litiganti.
La seconda, non meno importante della prima, è condividere con i Coachee che il successo di un matrimonio si misura non dall’assenza di conflitti, quanto, piuttosto, dalla capacità di affrontare i problemi sapendo, prima ancora che questi insorgano, di potervi convivere.
Quello di cui c’è bisogno sono motivazioni e volontà di esaminare e rimuovere quello che costituisce il vero oggetto delle divergenze. Non di rado accade che le violazioni del linguaggio contenute nella narrazione dei coniugi del loro Stato Presente rivelino l’esistenza di motivazioni che vanno oltre l’oggetto immediato del loro conflitto. Si tratta di questioni più profonde, tanto più profonde quanto più cattive sono le offese che i due si rivolgono durante le loro discussioni.
Come fare, dunque, ad aiutare i nostri litiganti risalire la china?
Ecco che ci viene in soccorso la potenza rigeneratrice del sogno.
Non di rado, nella mia esperienza di Marital Coach, ho scoperto che lo Stato Presente dal quale si vuole evolvere non sono le discussioni senza fine che mi vengono raccontate.
Molto spesso c’è dell’altro.
Pensateci bene: se il motivo dei litigi fosse davvero solo il non essere d’accordo sul fatto di avere figli, il tipo di educazione da dare ai figli, il rapporto con le famiglie di origine, che necessità ci sarebbe, allora, di ricorrere, nel corso delle discussioni, a forme di critica sulla persona dell’altro coniuge, di disprezzo, ad ostruzionismi, mutismi prolungati, astensione punitiva dalla vita intima?
La risposta non può che essere: per almeno uno dei due coniugi il vero oggetto della discussione è un altro ed è situato ad un livello più profondo rispetto a quello in cui sta avendo luogo il litigio.
La chiave, allora, sarà quella di chiedere, ad uno o ad entrambi i coniugi (quello che è importante è innescare il processo) di esaminare gli elementi nascosti che sono la vera chiave del litigio in corso. Molto spesso si tratta di sogni non realizzati, di desideri significativi per la vita personale, che sono il vero oggetto del conflitto.
I compiti a casa, allora, che il Marital Coach assegnerà consisteranno proprio in questo: svelarsi e condividersi reciprocamente, dopo averli fatti emergere, i desideri più profondi, le aspirazioni più intime la cui mancata realizzazione è all’origine delle divergenze che si vogliono eliminare
Giustizia, onore, senso di libertà, costruire qualcosa di importante, guarigione da vecchie ferite emotive, salute fisica, dare ordine alle priorità: i sogni possono essere moltissimi.
La loro caratteristica è di essere totipotente, di essere, cioè, in grado di restituire a chi li ‘sogna’ la forza necessaria per realizzare tutto se stesso, tutta se stessa.
Il Marital Coach si farà carico di aiutare ciascuno dei coniugi a recuperare il suo sogno e a considerare, con l’ottimismo della speranza generativa, che è sempre possibile incamminarsi per la via della risoluzione dei conflitti.

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